La nostra storia (o meglio: la nostra "nuova" storia!)

di papà Mario

Sembra davvero una cosa veramente strana raccontare più o meno "pubblicamente" i nostri ultimi anni di vita. E' una delle cose che non avrei mai pensato di fare in vita mia ed invece... eccoci qui! Non posso neanche lontanamente pensare di riportare in così poco spazio la nostra storia completa; in questa pagina mi limiterò, per così dire, a raccontarvi come iniziò tutto.

La storia della nostra famiglia "al completo" iniziò nel 2008, quando nacque Gaia, ma tutto ebbe inizio ben 14 anni prima, quando conobbi Katia ed iniziai ad innamorarmene sempre più. Ne sono successe di cose da quel lontano 1994 al 2008, ma come recita il titolo, vorrei piuttosto focalizzarmi, almeno per ora, sulla nostra "nuova" bella storia, iniziata il 20 gennaio del 2011.

Era quasi sera. Katia ed io avevamo passato le ultime 24 ore a fare i turni per poter piangere di nascosto senza che Gaia se ne accorgesse. Il giorno prima, il 19 gennaio, eravamo finalmente riusciti ad andare a fare una visita di controllo per Gaia da un neuropsichiatra. Con estrema professionalità, la dottoressa riuscii a non sbilanciarsi e si limitò ad indicarci la necessità di ulteriori esami di approfondimento, ma una volta tornati a casa bastò il solo accenno fatto a "disturbi dello sviluppo" per trovare sul web una notevole mole di informazioni e capire che i problemi di Gaia avevano una corrispondenza schiacciante con il problema dell'autismo.

Gaia aveva smesso di parlare già da parecchio tempo, a meno di un anno di vita (eppure a 7 mesi diceva già chiaramente "papà") e nello stesso periodo smise rapidamente di guardarci e soprattutto di sorridere, chiudendosi sempre più nel "suo mondo". Iniziò a rifiutare sempre più vari alimenti, fino ad arrivare al punto di accettare solo pane, pasta in bianco (o talvolta con un po' di passata), banane, brioches. Nient'altro. Smise anche di dormire di notte ed iniziò il lungo e stremante periodo di notti in bianco. Stava anche diventando sempre più ingestibile: dovunque fossimo lei accettava sempre e solo di andare nella stessa direzione; quando uscivamo di casa potevamo solo andare su percorsi pedonali che prevedessero un "anello", perché cercare di farle fare la strada al ritorno provocava una sua furiosa reazione. Correva sempre, ovunque. Siamo diventati amici di una commessa in un centro commerciale, perché ogni volta vedeva prima sfrecciare Gaia correndo davanti al suo negozio e subito passavamo anche noi correndo per stare al suo passo! Quando eravamo su un marciapiede, molto spesso pretendeva di andare in mezzo alla strada e correre proprio sulla linea di mezzeria della carreggiata. Ci furono episodi di crisi di rabbia, testate sul tavolo, morsi. Le rare volte in cui non correva, praticamente solo a casa, camminava sulle punte o sui talloni. Uno dei pochi "giochi" che faceva a casa era di impilare i cubi di legno. Manifestava diverse stereotipie. Era terrorizzata da qualsiasi grido o pianto di ogni bambino, frequentare amici era di fatto impossibile, uscire era un patema che sfociava sempre in una "fuga" dall'onnipresente pianto di un bambino.

La situazione era così schiacciante che quel 19 gennaio, proprio il giorno del mio onomastico, non rimaneva nemmeno l'umana speranza che potessimo sbagliarci. Dopo la sclerosi multipla diagnosticata a Katia nel 1999, i successivi anni di difficoltà, un breve periodo di "quasi-stabilità" subito seguito da due gravidanze interrotte per aborti spontanei, l'ultimo macigno dell'autismo di Gaia era veramente il colpo di grazia.

Quel 20 gennaio 2011, dopo quasi 24 ore dalla "scoperta", il magone manteneva lo stesso vigore sia in Katia, sia in me. Arrivarono a casa nostra i miei genitori, li informammo della situazione. Poi fu il mio turno di "sfogo" e mi sedetti sul letto. Con il vuoto che mi sentivo dentro, non riuscivo proprio a capire cosa riuscisse ad alimentare ancora quel magone. Non ricordo bene come successe, ma pensai "Signore, dimmi qualcosa, qualsiasi cosa; perché questa volta non so più cosa devo fare". In quel momento la mente tornò indietro di quasi vent'anni, al periodo dell'adolescenza e ricordai quasi con stupore i momenti in cui parlavo a Gesù. Da anni avevo smesso di farlo, intento a "tenere duro" di fronte ai problemi della vita, pur affidandomi a Lui, ma senza più parlare veramente con lui. Si dice che quando si impara ad andare in bicicletta non si dimentica più. Beh, l'analogia calza abbastanza a pennello, perché quasi senza accorgermene, in quel momento così vuoto ed al contempo così intenso, mi rivolsi ancora a Gesù. E le sue risposte arrivarono.

Non si manifestò con roveti ardenti, ne con voci nell'aria, ne con visioni. Credo non sia importante raccontare nei dettagli le "modalità" in cui mi rispose.Non posso materialmente (e francamente neanche mi interessa) "dimostrare inconfutabilmente" che ciò che ricevetti in quel momento arrivava veramente da Dio.

Credo che sia piuttosto importante ciò che mi rispose: per ben due volte consecutive mi rispose che lo avevo... deluso. Rabbrividiì, rimasi sorpreso, ammutolito, in silenzio. Iniziai a riflettere, ma il dolore per Gaia prendeva il sopravvento. Pensai allora che ero enormemente dispiaciuto di averlo deluso e che mi sarei impegnato a capire e correggere il mio errore, ma lo pregai, in quel momento, di dirmi comunque qualcosa su Gaia, anche una sola cosa. Rimasi ancora più sconvolto quando mi rispose che Gaia sarebbe guarita, e non solo lei. Provai una fortissima emozione e quel "dialogo" terminò.

Non sapevo se parlare di tutto ciò a Katia, ai miei genitori, ma quando tornai in cucina Katia mi guardò e capì subito che c'era qualcosa di strano, di diverso. Raccontai quanto accaduto a Katia e rimasi meravigliato dal fatto che sia lei che i miei genitori credettero subito in ciò che era successo. Andammo a dormire esausti, ma con una nuova scintilla nel cuore ed il giorno successivo iniziammo il nuovo meraviglioso cammino. La giornata era serena, pensai ad un posto bello e mi venne in mente l'Abbazia di Piona sull'alto lago di Como. Con fede e speranza salimmo tutti in macchina, pronti a ripartire, per andare a "riprenderci" Gaia. E di lì a poche ore si manifestò il primo di tanti "segni straordinari"...

Così cominciò quest'avventura e non so come finirà. Dire che nel mezzo è successo di tutto sarebbe forse riduttivo. Ciò che posso aggiungere è che Gaia adesso ha sei anni, frequenta il primo anno delle scuole primarie, quando raccontiamo della diagnosi di "autismo infantile in forma particolarmente marcata" ricevuta ad aprile 2011, chiunque ci guarda incredulo. Se possa definirsi "guarita" non lo so... di sicuro rimangono ancora da risanare alcune delle tante ferite "interne" subite in questi anni dalle varie concause del suo malessere, ma delle difficoltà tipiche dello spettro dell'autismo non c'è praticamente quasi più traccia. E' tornata ad essere una bimba solare, sorridente, allegra. A settembre 2014, essendoci trasferiti, si è ritrovata dall'oggi al domani in una casa nuova, in un paese nuovo, in una scuola nuova, con maestre e compagni nuovi. Ebbene, dopo pochi giorni aveva fatto amicizia con una buona parte delle persone a scuola! Ha ricevuto una prima pagella stupenda e mangia praticamente quasi tutto (inclusi pesce, broccoli, cavolfiori e cipolle!). E come mi fu "predetto", non solo Gaia sta bene: anche mamma Katia ormai da anni sta bene e di conseguenza non ha più la necessità (quantomeno ad oggi) di assumere farmaci per contrastare la scelrosi multipla. Mi sembra quasi di "citare" il cieco nato, comunque se siano "guarite" o no, non posso dirlo, ciò che so è che prima entrambe avevano una diagnosi di malattie "inguaribili" ed ora entrambe stanno infinitamente meglio.

Non cerchiamo popolarità, ne tanto meno le "luci della ribalta". Abbiamo solo il desiderio di condividere questa bella storia, sia da un punto di vista scientifico (sulle tantissime "informazioni" di cui non eravamo a conoscenza), che ancor più da un punto di vista spirituale, nella speranza che possa essere di aiuto per qualcun altro, anche solo un pizzico di quanto lo è stato per noi.